Denominazione data dal suo caposcuola W. Schuppe (1836-1913) ad una corrente
filosofica di derivazione positivistica. La dottrina di Schuppe, cui aderirono
tra gli altri R. Schubert-Soldern e J. Rehmke, si presenta come una difesa del
realismo del senso comune e sostiene il carattere di pura astrazione di un
soggetto concepito indipendentemente dall'oggetto e viceversa: "non c'è
sapere di sé, senza sapere di altri, non c'è sapere di altro senza
sapere di sé". La
f. dell'i. prende le mosse dal dato sensibile
che considera già un sapere perfetto; tutta l'opera del pensiero riflesso
non deve consistere che nel mettere in luce ciò che è contenuto
nell'atto immediato dell'esperienza sensibile.